lunedì 30 maggio 2011

Gli Stati possono e devono intervenire per regolare un Mercato non più fisiologico, ma impazzito. L'Uomo viene sempre prima del dio Denaro.



Da cittadina comune, senza specifiche competenze economiche o sociologiche, un'opinione me lo sono fatta pure io.


È innegabile che gli ultimi decenni abbiano visto l'affermarsi di una globalizzazione dell'economia e dei mercati, che ha creato un immenso serbatoio di manodopera a disposizione delle aziende.
Chi entra nel mercato del lavoro oggi, non deve misurarsi soltanto con un mercato interno o tutt'al più con un mercato ristretto tra i Paesi sviluppati, ma deve competere con una forza lavoro, proveniente dai Paesi in via di sviluppo, istruita, tecnicamente preparata e per di più disposta a lavorare a costi più bassi. Un ingegnere di Bangalore o di Shangai o di Varsavia, per dire, è brillante e produttivo quanto un collega italiano o francese, ma costa molto meno. Ed è così per un biologo, un avvocato, un medico, o per qualsiasi altro professionista. La cosiddetta delocalizzazione  permette alle aziende di scegliere il luogo del pianeta più favorevole alla produzione di qualsiasi bene o servizio.


Le politiche di liberalizzazione dei mercati, poi, che promettevano benefici per tutti, stanno portando di fatto ad un accresciuto divario fra ricchi e poveri.
I top manager delle grandi multinazionali guadagnano cifre astronomiche (e ingiustificate), mentre i dipendenti delle stesse vedono ogni anno diminuire il potere di acquisto dei loro salari.
L'economia, il profitto sono diventati un fine, non un mezzo.
Un dirigente è bravo quando "snellisce" la propria azienda, quando cioè licenzia i dipendenti e questo purtroppo avviene anche nel caso di utili crescenti.
Ogni operazione di licenziamento viene salutata da un incremento del valore dei titoli azionari dell'azienda ristrutturata. La Borsa è diventata il nuovo tempio della società contemporanea; la finanza conta più della produzione, i quattrini più degli uomini. Il capitalismo sembra intenzionato a divorare se stesso, come aveva profetizzato nell'Ottocento Karl Marx.


In Italia la situazione è resa ancora più grave dal ritardo tecnologico e culturale di molte piccole e medie imprese a conduzione per lo più familiare, dall'enorme consistenza del debito pubblico, da inefficienze, da privilegi e da sprechi di ogni tipo, dalla presenza, in ultima analisi, di una società ingessata, dove il nepotismo, le lottizzazioni politiche, le rendite di posizione, i criteri burocratici, l'amoralità economica fanno premio sul merito,


È agendo su più leve che, a mio modesto avviso, si può ridare speranza a quei giovani (e meno giovani), che attualmente sono esclusi totalmente o parzialmente dal mercato del lavoro.


Bisogna favorire la giustizia sociale, la meritocrazia, il dinamismo, l'innovazione. Tutti dobbiamo essere consapevoli di essere impegnati in una difficile sfida di dimensioni planetarie, che richiede il massimo sforzo individuale e collettivo, ma dobbiamo anche essere consci della nostra dignità e dei nostri diritti.


Come quello di essere aiutati quando si perde il lavoro, di essere assisiti quando si è ammalati, di essere formati al meglio per avere chanche migliori.


La chiamano flessibilità, ma rischia di trasformarsi in un mostro che rende impossibile un'esistenza degna di questo nome.
Costretti a lavori ripetitivi e alienanti, privi di tutele sindacali, con salari miseri, i precari possono accettare il lavoro a tempo determinato finché sono molto giovani e possono alternare il lavoro allo studio. Più avanti negli anni, i lavoratori senza "posto fisso" rischiano di perdere prospettive, speranze e autostima. La precarietà, l'eccessiva insicurezza sul proprio futuro, riduce la qualità della vita della maggioranza degli uomini, produce angoscia, delusione e depressione, rende impossibile il costituirsi di una comunità umana, mina la pacifica convivenza fra gli uomini. Gli Stati possono e devono intervenire per regolare un Mercato non più fisiologico, ma impazzito.
L'Uomo viene sempre prima del dio Denaro.
Anna Bresciani

venerdì 27 maggio 2011

Vi riporto la notizia cosi come è scritta!!!!!! Avete deciso di non votare? Fatelo nella legalità e nel rispetto di voi stessi

Avete deciso di non votare? Fatelo nella legalità e nel rispetto di voi stessi esercitando i vostri diritti 

Pochi lo sanno, ma la legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e 
metterlo a verbale. 

Quando si va al seggio e dopo che le schede sono vidimate si dichiara che ci 
si rifiuta di votare e si vuole che sia messo a verbale. 

Le schede di rifiuto sono CONTATE e sono VALIDE, contrariamente alle schede 
nulle o bianche o all´astensione dal voto Nessun mass-media ne parla, sembra 
che i giochi siano già fatti, e probabilmente molti andranno a votare il 
“meno peggio”. 

Nel caso le schede di rifiuto arrivassero a un numero molto elevato (cosa 
mai successa nelle elezioni italiane) ci sarebbe qualche problema 

nell´assegnare i seggi vuoti e i mass-media sarebbero obbligati a 

parlarne) L’astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e 

riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non 
prevede nessun quorum di partecipazione. 

Quindi, se per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone, 
ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della 
volontà popolare e si procederebbe quindi all’attribuzione dei seggi in base 
allo scrutinio di tre schede. 

Altresì le schede bianche e nulle, fanno sì percentuale votante, ma sono 
ripartite, dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che ne 

attesti le caratteristiche di bianche o nulle, in un unico cumulo da 
ripartire nel cosiddetto premio di maggioranza. ..(per assurdo sempre 
votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse Berlusconi le 

suddette schede andrebbero attribuite nel premio di Forza Italia) 

Esiste, però un METODO DI ASTENSIONE, che garantisce di essere percentuale 
votante (quindi non delegante) ma consente di non far attribuire il proprio 
non-voto al partito di maggioranza. 

E´, infatti, facoltà dell’elettore recarsi al seggio e una volta fatto 
vidimare il certificato elettorale, AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA 
SCHEDA , assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione; è possibile 
inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE, UNA BREVE DICHIARAZIONE 

IN CUI, SE VUOLE, L’ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL 
SUO RIFIUTO (es. Nessuno degli schieramenti qui riportati mi 

rappresenta) 

Nel caso in cui gli scrutatori vi facessero problemi di inattuabilità della procedura, appellatevi al seguente testo di legge: “Testo Unico delle Leggi Elettorali, D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 - Art. 104 - Par. 5 5) Il segretario dell’Ufficio elettorale che rifiuta di inserire nel processo verbale o di allegarvi proteste o reclami di elettori è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa sino a lire 4.000.000.” 

mercoledì 25 maggio 2011

NON CI SONO LEGGI ELETTORALI CHE TENGANO SE NON SI CAMBIA LA CULTURA DELLO STATO.


La decadenza del sistema Italia si misura attualmente soprattutto sulla crisi del mondo del lavoro, una crisi profonda e devastante tipica del sistema turbocapitalistico che colpisce soprattutto i lavoratori e la loro dignità di uomini e cittadini e che favorisce sempre più gli avidi ed insaziabili speculatori.
Tutto questo rappresenta anche il completo fallimento della lotta di classe con tutte le sue liturgie, i suoi rituali, le sue strutture sindacali ormai obsolete ed incapaci di offrire una sia pur minima tutela alle forze del lavoro e della produzione.
Siamo tornati a forme di lotta che vedono contrapporsi azioni di sciopero e di serrata; questo perverso meccanismo, infecondo e distruttivo tipico della lotta di classe, aveva già segnato nei secoli recentemente passati, la sconfitta dei lavoratori e l'impoverimento delle nazioni.
La politica, nelle sue forme partitiche demoparlamentari, ha perso ogni valore sociale e nazionale e non è in grado di arrestare il declino di un popolo che , per essere tale, dovrebbe-in questa situazioni- mostrare una capacità reattiva autonoma di natura autenticamente rivoluzionaria.
Continuare a vedere masse di lavoratori, insidiate nel loro diritto primario al lavoro, protestare per le strade sventolando bandiere sindacali che sono i simboli della resa, della rassegnazione e del fallimento, quando non addirittura della complicità con i rappresentanti della plutocrazia, significa che il sottile lavoro di demolizione e di destrutturazione delle caratteristiche antropologiche tradizionali della stirpe italica messo in atto dal " grande fratello" ha raggiunto l'obbiettivo.
Questi disordinati cortei para-carnevaleschi con i lavoratori che battono su tamburi di latta, che soffiano su fischietti da fiera paesana, che sempre più spesso si presentano con abbigliamenti strani, non impensieriscono il plutocrate che li osserva, non fanno paura, non creano solidarietà, anzi sono la riprova che la "medicina" liberista ha effetto e la cura può tranquillamente essere continuata.
L'effetto reattivo delle pulsioni interne, individuali e collettive delle rabbie represse delle privazioni delle frustrazioni e delle umiliazioni non preoccupano più di tanto: ciè il campionato di calcio e lo stadio è l'arena settimanale dove tutto si sacrifica e si ricompone in un rito collettivo a pagamento che fa parte ormai non dello sport nel suo significato originario, ma del sistema.
In ambito più intimistico, vorrei dire familiare e casereccio, c'è poi l'effetto placebo della televisione che fa da supporto a questo perverso disegno sapientemente pianificato e gestito.
Piano piano, con azione metodica, capillare, i lavoratori sono stato fatti scivolare dalla "civiltà del lavoro" al "mercato del lavoro" passando quindi da protagonisti del loro avvenire a soggetti dell'economia e dello stato, a semplice merce regolata dalla spietata legge della domanda e dell'offerta.
In questo contesto il lavoro viene vissuto come una maledizione e quindi non se ne afferra più il significato etico e il valore sociale.
Il lavoro viceversa deve essere considerato necessario per una esistenza dignitosa ma anche mezzo di elevazione e di conquista.
Il lavoro quindi diritto-dovere e come affermazione della volontà umana e perciò anche come criterio di valutazione del cittadino nell'ambito della società.
La precarietà del lavoro e il non lavoro rappresentano il peggiore e il più infame dei delitti sociali che mente umana possa immaginare: Eppure il sistema plutocratico imperante si sente immune da colpe e tutto viene giustificato dalla logica del profitto: la produttività, la delocalizzazione, la ristrutturazione, la mobilità, la competitività, la concertazione, sono tutti termini utilizzati dal partito unico cosidetto " riformista" ( trasversale a destra e a sinistra) che tenta di nascondere nel lessico il suo fallimento totale.
Le chiese, laiche e confessionali, in questo contesto di povertà materiale e morale, hanno potuto rispolverare e gestire l'industria dell'assistenzialismo caritatevole, perchè lo stato, quale espressione della natura sociale dell'uomo, quale sintesi dei valori di una comunità e quale garante dei diritti e dei doveri della stessa, è stato demolito e non esiste più.
Conseguentemente, negli individui e nella collettività si è perso il concetto di " Stato" e quando declina il senso dello stato e prevalgono tendenze dissociatrici e centrifughe degli individui e dei gruppi, le società nazionali volgono al tramonto, il popolo vale a dire la nazione non è un in'afferrabile principio spirituale.
Esso è una concreta volontà di vita esplicantesi attraverso il fatto politico.
Senza Stato non vi è Nazione, perche non vi è sufficiente energia di volontà collettiva.
E lo stato è la condizione per la quale soltanto può dimostrarsi l'esistenza di uno spirito nazionale che non può essere ricondotto a nulla di più semplice e a nulla di più definito dello stesso stato.
L'unica prova dell'esistenza di un popolo si ha in quell'atto nel quale un gruppo umano si afferma come " Nazione sovrana" creando il proprio stato che non è soltanto il presente ma soprattutto il futuro.
E' lo stato che trascende il limite breve delle vite individuali, rappresenta la coscenza immanente della nazione.
Le forme in cui gli stati si esprimono mutano, ma la necessità rimane.
A questo punto del ragionamento voglio introdurre il "sogno" ( che per le controparti diventa automaticamente un incubo!); vediamo i lavoratori di tutte le categorie e professioni uniti, che marciano sotto le insegne nazionali simbolo di riscossa e di libertà, cioè individui che manifestano come popolo che si fa esso stato e quindi diventa movimento proletario socializzatore e rivoluzionario di LIBERAZIONE NAZIONALE. Comunità umana coesa e consapevole della sua storica missione cioè di un proprio obiettivo unitario sovraindividuale che prende forma in un determinato assetto
Politico e difende e svolge la propria identità nello spazio e nel tempo attraverso un processo di volontà autonoma che si manifesta e concretizza in istituzioni statuali organiche che tendono al bene comune che non può che realizzarsi se non attraverso il lavoro, la collaborazione e la giustizia sociale.
Ecco perchè bisogna affrettarsi ad uscire dal ghetto degli estremismi sia di sinistra che di destra per riprendere a vele spiegate la navigazione a mare aperto.
Anna Bresciani

CONTRO GLI SFRATTI E SGOMBERI, L' AUMENTI DEGLI AFFITTI, LE DISMISSIONI SPECULATIVE, I MUTUI INSOSTENIBILI...

...TUTTI SOTTO UN TETTO!
Una campagna che vuole denunciare la mala gestione dell'edilizia residenziale in questa città, dove chi è al governo si preoccupa solo di mettersi i soldi in tasca e accaparrarsi le fetta più grande possibile della torta in vista di Expo 2015.
ORA BASTA! RUBANO AI POVERI PER DARE AI SOLITI:

– Alzano gli affitti degli inquilini assegnatari delle case popolari
– Non danno alcun sostegno a chi ha aperto un mutuo, nonostante la dura crisi, la precarietà, le migliaia di persone che restano a casa senza lavoro.
– Non assegnano le circa 5mila case Aler vuote, sebbene all'ultimo bando ci sia stata una domanda che ha superato le 20mila richieste di alloggio popolare.
– Fanno la caccia agli occupanti per necessità, che sono esclusi dalle graduatorie e continuano a essere sgomberati...ma i mafiosi che gestiscono il racket (con la connivenza delle istituzioni!) non li attaccano mai.
– Continuano a sfrattare i poveri: ogni giorno a Milano ci sono circa 10 sfratti per morosità nelle case private, e circa due sgomberi nei quartieri popolari.
– Danno le case gratis a politici e vip grazie a favori ad amici imprenditori e mafiosi con i fondi neri degli appalti, con le mazzette...e con i nostri soldi!

Nelle ultime settimane abbiamo visto crescere la lista del “Cast delle Case”, a partire dallo scandalo di Scajola ( casa al Colosseo con i nostri soldi) e della cricca di Anemone. Castelli: 600 euro di affitto in casa a edilizia convenzionata in centro a Roma; Lunardi: tangenti e case in cambio di favori agli imprenditori; Incalza e Matteoli: casa gratis con i fondi neri degli appalti di Anemone. E non è un caso che dentro alla manovra anticrisi sia prevista la sanatoria per le “case fantasma”: regolarizzano tutti gli abusi edilizi, e continuano a riempirsi le tasche tra politici, imprenditori e mafiosi, tutto questo ovviamente indisturbati!

QUESTO E' IL MODO IN CUI IL GOVERNO GESTISCE LA CRISI.

Invitiamo tutti a portare avanti questa campagna di solidarietà, per fermare gli sgomberi e gli sfratti, per affermare che la casa è un diritto fondamentale, per tutti,vogliamo che si costituisca una commissione case, per valutare caso per caso senza alcuna distinzione: non caschiamo infatti nelle bugie del governo e dei mezzi di informazione, che vorrebbero indicare i poveri come i responsabili di questa situazione. 
Anna Bresciani

" SCHIAVI MODERNI "

Ci stanno togliendo tutto e noi glielo abbiamo permesso. Noi con il nostro silenzio ci siamo "prostituiti" e glielo abbiamo permesso, Noi ci siamo fatti togliere il futuro, Noi ci siamo fatti togliere di mezzo da soli. Non è forse arrivato il momento di dire basta?!!! Siamo una "Generazione a basso costo", con contratti a tempo determinato, stipendi da miseria, con lauree per lavori di bassa qualità che farebbe una persona con il diploma di terza media.... ed il cittadino cosa ha fatto finora? Ha dato il consenso credendo di essere libero mentre in REALTA' E' L'ESATTO CONTRARIO, IL CITTADINO E' UNO SCHIAVO MODERNO. Ora secondo Voi non è forse arrivato il momento di conoscere? Non è forse arrivato il momento di prendere in mano la Vostra Vita. DITE BASTA AI POLITICI ED AI BANCHIERI CHE VI SUCCHIANO LA VITA, TANTO A LORO DI VOI NON INTERESSA NULLA. LORO SI SPARTISCONO LA TORTA FINCHE' VOI CON IL VOSTRO SILENZIO GLIELO PERMETTERETE. AMICI E FRATELLI DIVENTATE CONSAPEVOLI DELL'INGANNO E RIACQUISTATE LA VOSTRA LIBERTA' !!!

Case popolari, tangenti sugli appalti indagato Osnato, candidato Pdl


Nell'inchiesta Aler finisce anche Marco Osnato, genero di Romano La Russa, consigliere comunale uscente e in lista con Letizia Moratti per le prossime amministrative
Turbativa d’asta e corruzione. Tra gli almeno sei indagati dalla procura di Milano sugli appalti per i lavori di pulizie e gestione del verde del patrimonio immobiliare Aler, figurano il direttore generale Aler,Domenico Ippolito, e il direttore dell’area gestionale dell’Aler, Marco Osnato, genero di Romano La Russa, consigliere comunale uscente e candidato alle prossime amministrative nella lista di Letizia Moratti sindaco e coordinatore vicario del Pdl milanese. A riportare la notizia stamani è il Corriere della Sera in un articolo di Luigi Ferrarella nelle pagine della cronaca cittadina. Nell’inchiesta anche l’avvocato che guida l’ufficio legale e appalti dell’ente, Irene Comizzoli; la responsabile dell’ufficio di segreteria del presidente Loris Zaffra nonché componente del gruppo tutela patrimonio dell’ente in chiave anti-abusivismo, Anna Bubbico; e due amministrato di centinaia di alloggi Aler, Antonio De Luca (marito della Bubbico) e Luca Bellisomo.

Secondo quanto riporta il quotidiano di via Solferino, “alcuni di questi nomi erano già stati evocati nell’esposto che il 19 marzo dell’anno scorso l’associazione Sos Racket e usura di Frediano Manzi aveva presentato in Procura, allegando anche la registrazione di una conversazione con ‘un ingegnere che ha lavorato per anni partecipando a bandi e gare d’appalto per l’Aler’ e che accreditava l’esistenza di una prassi tangentizia in seno all’ente”.

I pm Antonio Sangermano e Maurizio Romanelli, stanno valutando, scrive Ferrarella, la delibera dell’Aler con la quale si sperimentava nella provincia milanese una sorta di autogestione degli amministratori di condominio, affiancati da alcuni individuati funzionari Aler, nella scelta dei modi e delle aziende con i quali assiruare i servizi di pulizie e di gestione del verde. Ma il dubbio degli inquirenti “pare essere che dietro questo meccanismo vi sia stata la volontà di evitare gare d’appalto attraverso il frazionamento dei lavori in piccoli lotti, in modo da consentire a taluni amministratori degli stabili, ritenuti politicamente più ‘vicini’ ad alcuni dirigenti Aler, di poterli assegnare a trattativa privata ad aziende di fiducia, con qualche genere di ‘ritorno’ economico che traspare dalla contestazione di corruzione”, scrive ancora il Corriere.

Così, dopo l’inchiesta sulle firme false del listino di Roberto Formigoni e il caso dei manifesti “Via le Br dalle Procure” di Roberto Lassini candidato nella lista Moratti alle comunali, arriva la terza inchiesta che coinvolge esponenti del Pdl.

martedì 24 maggio 2011

"E la Lega del paroni a casa nostra toglie l’acqua ai comuni per darla alle multinazionali"


"Il Governo privatizza l’acqua. Sono contraria. L’acqua deve essere un diritto universale, non una merce. L’acqua è un bene comune e non deve rispettare le logiche del mercato diventando una area di business per le grandi multinazionali, i privati e le Banche". " Lega Nord non batte ciglio – attacca Fogliardi – togliendo la gestione dell’acqua ai comuni per affidarla alle multinazionali. Per fortuna che il loro motto era "paroni a casa nostra", ora svendono anche l’acqua!"
"Con la nuova norma – si obbligano tutti i comuni italiani a mettere in gara d’appalto i propri servizi idrici e di fatto l’acqua andrebbe in mano ai privati. In questo sistema la logica di mercato avrà la meglio sulla volontà di garantire a tutti un diritto. Si può prevedere realisticamente che le società decidano di massimizzare i profitti gonfiando le tariffe. Emblematico il caso di Latina, dove le bollette sono già aumentate del 300% ed i cittadini hanno creato un grande movimento di protesta".
"Succederà lo stesso anche nelle nostre CITTA'? – si se non li fermiamo– . I grandi gruppi faranno affari d’oro a discapito dei cittadini che subiranno l’aumento delle tariffe dell’acqua?
"Quanto ci guadagnano le aziende private? Si stima, in difetto, che il gioco al rialzo potrebbe fruttare in 10 anni ben 8 miliardi di euro.Nei pacchetti azionari delle nuove società la quota pubblica non potrebbe superare il 30%. Le grandi multinazionali (Veolia, Suez) non attendono altro. E’allarmante l’idea di un monopolio privato su un bene come l’acqua. Non possiamo ridurre un necessità primaria all’interesse di pochi".
Anna Bresciani

Ai referendum vota "SI" per dire "NO"


Ai referendum di
Domenica 15 e lunedì 16 maggio e
domenica 12 e lunedì 13 giugno vota SI per dire NO.

*1 - Vota _SI_ per dire NO AL NUCLEARE**.

**2 - Vota _SI_ per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA**.

**3 - Vota _SI_ per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO*.

RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè
Berlusconi non farà passare gli spot nè in Rai nè a Mediaset.
Sapete perché? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il
quorum lo scenario sarebbe drammatico per Berlusconi ma stupendo per
tutti i cittadini italiani:

1 - Se passa il SI per dire NO AL NUCLEARE, BERLUSCONI NON POTRA'
PIU' FARE ARRICCHIRE I SUOI AMICI IMPRENDITORI CON I NOSTRI SOLDI E LA NOSTRA
SALUTE.


2 - Se passa il SI per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA,
BERLUSCONI NON POTRA' FARE ARRICHIRE I SUOI AMICI IMPRENDITORI
LUCRANDO SU UN BENE DI PRIMA NECESSITA'.

3 - Se passa il SI per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, BERLUSCONI
NON POTRA' PIU' DIRE CHE HA LA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI
DALLA SUA PARTE E DOVRA' DIMETTERSI.

Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E'
necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone. Secondo
la propaganda berlusconiana le cose devono andare a finire così:

1 - I cittadini si informano attraverso la Tv.

2 - Le Tv appartengono a Berlusconi.

3 - Berlusconi, per i motivi sopra indicati, non vuole che il referendum
passi.

4 - Il referendum non sarà pubblicizzato in TV.

5 - I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il
12 giugno.

6 - I cittadini, non andranno a votare il referendum.

7 - Berlusconi sarà contento, farà arricchire i suoi amici, si arricchirà,
resterà al suo posto.

8 - I cittadini, continueranno a prenderla nel deretano.

Vuoi che le cose non vadano a finire cosi? Copia-incolla e
pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non
conoscenti.

lunedì 23 maggio 2011

L’emergenza casa in 10 anni a Gallarate è triplicata,

L’emergenza casa in 10 anni a Gallarate è triplicata, ma le case popolari rimangono al palo, con una crescita solo del 12%. Sono dati allarmanti quelli diffusi dalle Acli cittadine, dalla Caritas, dalla San Vincenzo e dai sindacati inquilini Sicet e Sunia, rilevati attraverso l’elaborazione di informazioni provenienti dai servizi sociali e dagli sportelli cittadini delle stesse associazioni che si occupano di disagio economico e abitativo. Al tema del disagio e alle prospettive indicate nel nuovo Pgt (lo strumento che regola la crescita della città nei prossimi 5-10 anni) è stato dedicato anche un incontro pubblico venerdì 5 novembre.



Le domande per avere un alloggio pubblico oggi sono 700, altrettante sono le domande di accesso al fondo sostegno affitti, peraltro già falcidiato dai tagli. «Il nostro Osservatorio sulla casa - spiega Ezio Mostoni del Sicet-Cisl - segnala un vero allarme: oggi la maggior parte degli sfratti sono per morosità, mentre in passato erano predominanti quelli per finita locazione». Le famiglie faticano a pagare l’affitto, divenuto insostenibile soprattutto a causa della crisi economica. Lo conferma l’esperienza sul campo della Caritas, che gestisce insieme alle Acli anche le domande per il Fondo Famiglia-Lavoro della Diocesi di Milano: «La gran parte delle richieste di aiuto viene da famiglie in cui uno o entrambi i coniugi sono senza lavoro e per cui la casa rimane l primo problema, sia per gli affitti che per i mutui. Con mutui di 800 euro, la scomparsa del reddito significa l’accumularsi dei debiti. Spesso uno dei due stipendi va a coprire il mutuo, quindi basta che uno dei due coniugi perda il posto per creare problemi enormi». «Il bisogno di lavoro e di casa - aggiunge Enrica Brambilla della San Vincenzo - rimane una vera emergenza, italiani o stranieri la questione non cambia».


Di fronte ai dati allarmanti sulla casa, l’attenzione delle associazioni si concentra anche sulle risposte messe in campo. «Oggi ci sono quasi 700 famiglie in attesa - spiega Ferruccio Boffi, del circolo Acli di Gallarate - ma la previsione di nuovi alloggi contenuta nel PGT è di 250 alloggi. Costruzioni previste, ma la cui costruzione non è certa, essendo finanziata attraverso altri progetti edilizi». Per questo le Acli, di concerto con altre associazioni, hanno presentato osservazioni dettagliate al Pgt, chiedendo un maggiore impegno, nuovi meccanismi per favorire l’uso dell’esistente (sono più di 700 gli alloggi sfitti in città), aree per edilizia convenzionata e a canone sostenibile, il recupero degli edifici degradati nei centri storici, senza nuovo consumo del territorio. Inoltre secondo le Acli servirebbe una programmazione che eviti la concentrazione di nuove case in zone già marginali e la creazione di “ghetti” sociali. «Mentre le aree già identificate nel Pgt - fa notare Boffi - sono proprio aree marginali, strette tra le ferrovie e le autostrade o accanto a grandi complessi di case popolari».


Le associazioni gallaratesi, con il supporto del Forum del Terzo Settore, hanno affrontato il problema in un incontro pubblico venerdì 5 novembre, al centro parrocchiale Paolo VI di Madonna in Campagna, in via Bachelet. All’incontro pubblico - a cui sono intervenute quasi cento persone, tra politici, operatori sociali e semplici famiglie in difficoltà - erano stati invitati, oltre ai cittadini, anche il sindaco e gli altri amministratori del Comune di Gallarate, che però hanno chiesto di affrontare la questione in una sede istituzionale, in una commissione speciale.

SEMPRE PIU’ CONTROLLO E SFRUTTAMENTO


Abbiamo visto che il capitalismo non si autolimita: Ogni limitazione imposta non avrà mai la forza di arginarlo, alla lunga ogni ostacolo non fa altro che perdere di importanza difronte all’imperativo principale di guadagnare potere. E abbiamo anche visto che Ogni movimento antagonista al modello capitalistico non fa che accrescere la sua forza. Combattere i suoi principi di base è un controsenso in termini, perché tali principi sono presenti anche nelle frange che vogliono abbatterlo. Chi rallenta la sua corsa non fa altro che lasciare spazio a tutti gli altri squali pronti ad attaccare voracemente. Infine tutti i tipi di potere e i media avranno un unico gruppo di controllo.
Si è creata una coperta di ricchezza, che accumula potere e denaro prosciugando tutto ciò che è fuori, mettendo in secondo piano la salvaguardia delle limitate risorse ambientali, dei diritti umani, non curandosi della povertà nel mondo, degli sfruttamenti dei deboli o di tutto ciò che è lontano dal proprio recinto. La coperta diventa perciò sempre più corta e copre meno persone che si scanneranno per diventare ricchissimi e gli standard di vita saliranno a modelli di ricchezza e consumo sempre più alti…
Se prima l’escluso era solo il povero bambino dell’africa che muore senza acqua, poi lo sarà anche il barbone in città e l’extracomunitario, oggi lo è anche il pensionato pubblico che fruga nel cassonetto o il single divorziato che deve pagare gli alimenti, mangia alla mensa della caritas ma non rinuncia all’ultimo modello di cellulare. Vediamo le ragazzine andare in giro seminude con crisi emotive se non possono uniformarsi ai modelli estetici del momento rifacendosi il seno o la bocca. Questi sono i giovani che fra qualche decina di anni ci governeranno. Molti vivono nella morsa dei debiti, nella paura che una multa imprevista o una bolletta salata possa gettarli sul lastrico. Domani l’escluso sarà chi non è disposto a tutto per vivere in un mondo ad altezze vertiginose e surreali…
Poi quando il potere è abbastanza concentrato da poter fare leggi autonomamente, si impedisce ogni forma di movimento che minaccia i potenti (scioperi, manifestazioni, istruzione pubblica, leggi elettorali) fino ad arrivare alla repressione anche militare di ogni attività fuori dalle leggi promulgate dalla casta, in nome della governabilità, della legalità, della produttività, e soprattutto della sicurezza. Si crea cosi una situazione di estremo stress dove tutte le vie di fuga sono precluse. Solo un messaggio ti salverà: Diventa più ricco, diventa come noi, guarda noi potenti come siamo protetti e a nostro agio, noi siamo i furbi. Così tutti ci mettiamo a correre per salvarci a scapito degli altri…
In questo processo di accentramento dei poteri l’Italia ha solo anticipato i tempi. Tutte le nazioni alla lunga, anche cambiando governi, sono destinate all’accentramento. Se non c’è un limite e tutto si rivolge verso la massimizzazione dell’individualizzazione, allora il disequilibrio fra i pochi rampanti ricchissimi e i molti sfruttati poverissimi  fa sentire le sue crepe generando sofferenza e tensioni sociali.

Soluzione al Capitalismo

Il capitalismo non è intelligente, non è giusto e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi. (John Maynard Keynes)
In questi anni ci sono sempre più persone che si rendono conto della progressione senza limiti del capitalismo e dei suoi aspetti negativi, ma si trovano completamente smarrite di fronte al da farsi. L’umanità ha provato in ogni modo ad arginare il problema, ma una soluzione definitiva ci sembra utopistica, ci sentiamo impotenti e ci rassegniamo facendo il gioco di gestisce il potere.
Perché ci sentiamo travolti da un problema inarrestabile che ci lascia tutti passivi? Dove sbagliamo? E soprattutto, quale è la soluzione definitiva?

Adeguamento delle pensioni agli aumenti contrattuali dei lavoratori

Adeguamento delle pensioni agli aumenti contrattuali dei lavoratori
No al cumulo dei redditi tra coniugi!
Pensione d’invalidità anche agli ultra 65enni
Pensione anticipata ai familiari di non autosufficienti
Contributi alle famiglie che assistono gli anziani non autosufficienti
Raddoppio della indennità di accompagnamento!
Aumento di tutte le pensioni contro il caro-euro!
No a pensioni minime da fame dopo anni e anni di lavoro!

 Anna Bresciani

venerdì 20 maggio 2011

I SOGNI E LE SPERANZE DEI GIOVANI DI OGGI

Al giorno d’oggi la domanda che i giovani si pongono e quella a cui vorrebbero poter dare una risposta per affrontare qualsiasi tipo di difficoltà, del tipo “cosa accadrà domani?”, “Cosa sarà del nostro futuro?”. Oggi il futuro visto dalla prospettiva dei giovani appare quanto mai incerto, non solo per i problemi più generali che minacciano la sicurezza del mondo ma anche sul piano individuale per le difficoltà incontrate nella realizzazione professionale. Molti preferiscono abbandonare l’Italia per andare all’estero in cerca di fortuna. Eppure la Costituzione italiana afferma che l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro. Precario, incerto, temporaneo sono gli aggettivi che riguardano il lavoro nella sua condizione attuale, alla quale devono adattarsi i giovani e gli adulti. La definizione di precarietà afferma che il lavoro deve essere considerato come un rapporto che varia nel tempo, più vicino alla dinamica dell’attuale società. In tale ottica verrebbe meno soltanto la continuità d’impiego nella medesima situazione occupazionale. La scomparsa del cosiddetto “posto fisso” offrirebbe ad una persona la possibilità di modificare il proprio percorso professionale, passando da una determinata attività ad un’altra che preveda competenze del tutto differenti. Ma c’è da chiedersi quante di queste occupazioni sono effettivamente disponibili e soprattutto quante garantiscono una sicurezza professionale. Il precariato, oltre ad impedire ai giovani di progettare il loro futuro, comporta anche brutte conseguenze per l’economia complessiva nel nostro paese, in quanto tende a contrarre la domanda di beni e di consumi sul mercato. Infatti chi vive in modo precario non è propenso ad affrontare spese necessarie come l’’acquisto di una casa, di un’automobile o qualsiasi altro bene. E’ necessario quindi andare oltre il precariato, per il futuro dei giovani e per il rilancio dell’economia italiana, garantendo a tutti un lavoro stabile e sicuro. Ci si chiede dunque con quali occhi guardare la vita e come continuare a sperare di fronte a una classe politica che si preoccupa solo di conservare il proprio posto in parlamento davanti al dilagare di corruzione e raccomandazioni e alla pura ipocrisia. Intanto i giovani continuano a sperare e a sognare. Ma che fine faranno questi sogni e queste speranze? Riusciranno mai a realizzarsi?

lunedì 16 maggio 2011

"MILANO"Tutte le bugie della Moratti sulle case popolari


20 aprile 2011 - 17:44
Nelle centotrenta pagine del fascicolo I cento progetti realizzati, distribuito all’intera popolazione che risiede a Milano, il sindaco uscente Letizia Moratti illustra i progetti portati a termine nel suo mandato come amministratore della città. Dal traffico alla sicurezza, dallo sport alla salute, fino a Expo (cui il programma elettorale riserva, in verità, un esiguo paragrafo finale), il primo cittadino dispiega il suo operato negli ultimi cinque anni. Da pagina 35 parte il capitolo Una casa per tutti, dove si tocca il tema delle edificazioni popolari e dell’housing sociale. In tal senso, un ruolo di primo piano lo gioca l’Aler, l’ente che fa capo alla regione Lombardia. Ente al centro di un fascicolo d’indagine aperto dalla Procura della Repubblica di Milano nel 2009, per alcune vicende di abusi, e il cui stato – riferiscono fonti a palazzo di Giustizia – sembra essere avanzato.


In attesa degli esiti delle indagini degli inquirenti, è utile confrontare i dati esposti nel fascicolo della Moratti con quelli a disposizione de Linkiesta, basati su documenti interni dell’Aler oppure pubblicati sul sito del Comune. Tra i propositi enunciati nell’introduzione al capitolo Case compaiono 30mila nuovi alloggi da concludere entro il 2020 e, al contempo, la riqualificazione delle zone degradate. Strategia già contenuta nel piano di governo del territorio approvato a febbraio, dopo lunghi mesi di battaglie in consiglio comunale. Ma è su ciò che sarebbe già stato fatto che si possono fare verifiche.


Il progetto Abitare 1 che risale alla giunta Albertini, segnala in via Civitavecchia (Crescenzago) 109 alloggi realizzati in edilizia sociale, di cui 91 a canone sociale. Dai dati del comune di Milano, evidentemente non aggiornati, almeno nella migliore delle ipotesi, risulta che la fine dei lavori era prevista per il 31 dicembre 2008. Si trattava di 110 alloggi suddivisi in quattro edifici. Nella fase 9 del progetto (quella che subentra dopo la fine dei lavori) era prevista la disponibilità degli alloggi e l’assegnazione entro il 2009. Siamo nel 2011 e le abitazioni sono ancora da assegnare e i lavori non ancora del tutto conclusi. Ma andiamo avanti. Nel fascicolo della Moratti, tra i piani realizzati, si prosegue citando via Ovada (zona Barona) con 121 alloggi in edilizia sociale, di cui 90 a canone sociale. Data prevista di fine lavori: 2008; data di disponibilità e consegna: 2009. In realtà, i due edifici non sono mai stati consegnati, né i lavori conclusi.


Procediamo. Via Senigallia (Bruzzano): la Moratti parla di 110 alloggi di cui 90 a canone sociale. La consegna sarebbe prevista a maggio 2011 (in ritardo di due anni rispetto al piano originario). Oltre ad Abitare 1, è partita una seconda fase dell’edilizia popolare chiamata Abitare 2. Vediamo. Via Appenini (Gallaratese): la fine dei lavori era prevista per il 31 dicembre 2010 ed entro il 2011 la disponibilità degli alloggi. Otto edifici per 196 abitazioni. In realtà i lavori proseguono ancora, come è scritto nel fascicolo, ma non appare nessuna indicazione sulla prossima data di scadenza. Perché? Ancora: via Cogne (zona Nord). La Moratti scrive che è in corso l’iter procedurale per la sottoscrizione del contratto che prevede la realizzazione di 48 alloggi. Nel piano originario la data della conclusione dei lavori era il 31 dicembre 2010 e la disponibilità entro il 2011. In realtà, nell’area, non c’è niente. Il bando di gara per l’appalto reca la data del 2009. Chi risponde di questi ritardi? C’è poi una stranezza per queste ultime edificazioni. Dalle carte risultano due progetti diversi (cioè gli stessi alloggi per Abitare uno e anche per Abitare due). Si tratta però delle stesse edificazioni. Perché farle apparire come due piani differenti? Moltiplicazione delle iniziative residenziali?


Sempre in zona Crescenzago c’è il progetto di via del Ricordo. Nel fascicolo della Moratti si legge: «È in corso l’iter per la pubblicazione del bando di gara per 71 alloggi a canone sociale». Nel piano originario la data prevista per la fine dei lavori era 31 dicembre 2010, con disponibilità alloggi e spazi entro il 2011. Il bando di gara, in realtà, reca la data di giugno 2010. Protocollo 90/2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ancora: via Giambellino. Nel fascicolo morattiano c’è scritto: «Realizzati 164 alloggi in edilizia sociale». La data di consegna era il 2010, la disponibilità entro il 2011. Risultato? Non esiste il cantiere. Non ci credete? Andate a dare un’occhiata al bando di gara 7/2011. La gara è prevista per il luglio di quest’anno. Mancano tre mesi. Non c’è nessun alloggio, al contrario di ciò che si legge.


Una terza controprova è contenuta nella relazione previsionale programmatica 2011-2012-2013, in possesso de Linkiesta. Alla voce “Giambellino” si legge: «Gli interventi del nuovo complesso abitativo sono stati suddivisi in due lotti. Sono stati approvati i relativi progetti definitivi, inoltre per il primo lotto è stato avviato l’iter tecnico amministrativo per l’affidamento dei lavori». Altro paragrafetto: i contratti di quartiere. Nel fascicolo della Moratti si spiega cosa sono: «Programmi innovativi, finalizzati al recupero edilizio, economico, e sociale di aree critiche della città». I quartieri interessati sono: Gratosoglio, Mazzini, Molise Calvairate, Ponte Lambro e San Siro per un importo totale di 240 milioni di euro.


Peccato che la Moratti non ricordi ai suoi cittadini che dovevano essere pronti per il 2010. Sono slittati al 2013: tre anni di ritardo. In ultimo: non una parola sugli edifici da ristrutturare. Il perché è presto spiegato. Su un totale di 4925 alloggi inagibili di proprietà Aler Milano, ne risultano 522 in ristrutturazione (su un primo lotto di 622) e 70 su cui procedere, questo per l’anno 2011. Per il 2012, invece, dalla carte interne dell’Aler risulta che su un lotto di 1238 abitazioni, 12 sono da aggiudicare, 589 in appalto entro il 31 luglio di quest’anno e 637 da ristrutturare a data da destinarsi (nel senso che non è indicata). E sarebbe questa, “La Milano del fare”?

venerdì 13 maggio 2011

Cromo nelle scarpe di cuoio di Chinatown: sono cancerogene


Nel migliore dei casi sono sintetiche. Ma nel peggiore sono cancerogene. Ecco cosa si nasconde dietro l’etichetta «vera pelle» delle scarpe fabbricate dai cinesi. Contengono una percentuale di «cromo esavalente» superiore fino a dieci volte il limite di legge di «3 mg/kg», cioé 3 milligrammi per chilo. Superata questa soglia si corrono gravi rischi che vanno dalle dermatiti fino ai tumori alla pelle. E per questo vanno immediatamente confiscate. Una frode che colpisce in particolare gli strati più deboli che, non potendo permettersi articoli di qualità, deve ricorre a merce «low cost». Come si legge in «Lineapelle», mensile dell’Unione nazionale industria conciaria, i negozi cinesi di abbigliamento vendono scarpe e guanti tossici, perché pieni di «cromo esavalente».
Si tratta di un metallo i cui stati di ossidazione vanno dal 2 al 6 ed è proprio quest’ultimo, l’esavalente indicato anche con il simbolo «Cr+6», a essere il più «stabile» e il più nocivo per la salute, in quanto cancerogeno.

Mutui casa: i giovani ci rinunciano


Il sospetto che l'Italia non sia un Paese per giovani, in questi ultimi anni, è venuto a molti. Adesso, la conferma arriva anche dai dati resi noti dall'Osservatorio di Supermoney, secondo cui meno di un mutuo su tre sarebbe richiesto – al fine di comprare casa – da un giovane under 35.

A indicare le difficoltà nell'accesso ai finanziamenti da parte dei lavoratori con contratti atipici o a tempo determinato (il 6% dei finanziamenti online) è anche l'ultimo rapporto Numisma sulla condizione abitativa italiana: solo il 7% delle famiglie con un mutuo acceso ha un capo famiglia con un contratto a termine.

Casa di proprietà, un sogno quasi impossibile

Secondo l'Osservatorio di Supermoney (portale di comparazione di prodotti bancari come mutui e prestiti, assicurazioni e utilities), i giovani precari rinunciano a chiedere un finanziamento per realizzare i propri progetti, come quello di acquistare casa.

Nello specifico, nel corso degli ultimi sei mesi solo un mutuo su venti è stato richiesto da un utente con contratto di lavoro a tempo determinato. Entrando nel dettaglio, si scopre solo il 4% delle richieste di mutuo proviene da chi ha un contratto di lavoro a tempo determinato, cui va sommato un 2% di aspiranti mutuatari titolari di un contratto di lavoro definito "atipico".

Considerando i dati relativi ai nuclei famigliari, la situazione non migliora: solo il 7% delle famiglie con un mutuo a carico ha un capofamiglia con un contratto a tempo determinato o in cassa integrazione.

Inoltre, tra quanti hanno richiesto un mutuo online, solo il 30% ha un'età inferiore ai 35anni e solo il 16% di quest'ultimi ha un contratto di lavoro atipico.

la Stampa.it