Rossi Anna Maria Occorre prendere atto che all'interno della Cgil non è più possibile costruire una alternativa al sindacato della concertazione. E' necessario trovare altre strade. E' la stessa crisi catastrofica in cui è precipitato nuovamente il capitale a imporre questa necessità.
La crisi economica mette in discussione un capitalismo che non riesce più a dare né sviluppo, né benessere, ma solo crisi, miseria e guerra anche se apparentemente domina incontrastato su di un mondo che ormai da decenni è interamente sottomesso alle leggi del mercato e della concorrenza.
Mette in discussione il ruolo della oligarchia capitalista che in questi ultimi trent'anni è riuscita ad impadronirsi del mondo intero mettendo al lavoro miliardi di uomini e donne e saccheggiando tutte le risorse naturali in cambio della promessa di un futuro di prosperità, che puntualmente non arriva mai.
Mette in discussione il modo di produzione capitalista che è in crisi per le proprie contraddizioni senza che sia possibile addebitarne la responsabilità a nessuna causa esterna.
Questa stessa crisi, nel suo sviluppo, metterà in discussione anche quelle organizzazioni sindacali che si sono rese complici di questo stato di cose, mettendo al centro della loro azione sindacale la salvaguardia del sistema di sfruttamento e delle sue compatibilità invece che l'interesse dei lavoratori.
L'unica via di uscita dalla crisi che il padronato è in grado di concepire è quella che è già sotto gli occhi di tutti: licenziamenti, disoccupazione di massa, un attacco ancora più violento ai salari e ai diritti dei lavoratori.
In questa prospettiva quello di cui i lavoratori e le lavoratrici hanno bisogno non sono altre mediazioni, ma un sindacato che invece difenda salari e diritti a prescindere.
Un sindacato che sia in grado di riaffermare che non sono i lavoratori ad avere bisogno del capitale, ma che invece è vero l'esatto contrario, e che da questo sistema di miseria e di sfruttamento se ne esce solo mettendo al centro il lavoro come unica fonte di sviluppo e progresso sociale.
Non c'è bisogno di nessun sacrificio, la crisi non è nata perché le merci sono rimaste invendute, ma al contrario perché si sono prodotte merci che non potevano essere vendute perché non rispondevano a nessun bisogno reale ma solo a quelli fittizi creati dalla guerra di concorrenza tra gruppi capitalisti, alimentata dalla globalizzazione, dal liberismo e dalle privatizzazioni.
I capitalisti hanno creato la crisi tentando di imporsi uno sull'altro, producendo di più per impadronirsi di fette maggiori di mercato, salvo poi disinvestire e chiudere le fabbriche, per salvare i propri capitali dalla guerra di mercato che loro stessi avevano scatenato.
Questa crisi non significa carestia, non significa "privazione", ma il suo esatto contrario e cioè "sovrabbondanza" di merci, di macchinari, di capitale, di ricchezza che non vengono più utilizzati.
Quello di cui hanno bisogno i lavoratori e le lavoratrici oggi è di un soggetto sindacale che difenda realmente ed esclusivamente i loro interessi salariali e normativi.
Il progresso, lo sviluppo, la conquista di una vita dignitosa per tutte sono un obiettivo troppo importante per essere rinchiuso in un congresso della Cgil.
Occorre ripartire dal basso, dai lavoratori, dalla ricostruzione dei consigli, dal processo di formazione collettivo e di autogoverno della classe per contribuire alla costruzione di un nuovo sindacato delle lavoratrici, dei lavoratori, della classe.
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