venerdì 23 marzo 2012

Cosa fu il Fascismo per l'Italia


Alessandro Mezzano

08.02.2012 - Siamo veramente stufi di sentire, ad ogni occasione, sussiegosi maestri di pensiero, mezzibusti televisivi, uomini politici, giornalisti, pseudo storici, preti, insegnanti, sindacalisti, comici vari discettare sulla “tragedia del Fascismo” che ha colpito l’Italia e che l’ha trascinata alla guerra!

E mai, mai nessuno che si periti di fare presenti anche le mille cose buone che il Fascismo ha fatto e che gli valsero il consenso popolare e l’ammirazione internazionale, quasi che questo non fosse stato una realtà vissuta dagli italiani e documentata dai giornali internazionali dell’epoca.

Ed allora cerchiamo di analizzare cosa successe in quel periodo della storia italiana e come il Fascismo ne fu il protagonista assoluto.

Quando il Fascismo prese in mano le sorti dell’Italia, i bambini lavoravano a 9 anni di età e lo facevano anche nelle miniere e nelle filande.

La scuola obbligatoria per i fanciulli arrivava alla seconda elementare.

Le donne erano regolarmente licenziate quando restavano incinte.

Per i lavoratori non esisteva alcun orario di lavoro, ma tutto era all’arbitrio dei padroni.

Non c’era per i lavoratori la previdenza sociale, la pensione, l’assistenza malattia, i contratti di lavoro, il libretto di lavoro, gli assegni famigliari, l’assicurazione infortuni, il dopolavoro.

Le ferrovie erano scarse, gli acquedotti insufficienti, le zone paludose e malariche erano estese a vaste parti del Paese, i beni culturali ed artistici erano alla mercé della speculazione privata, non esisteva alcuna possibilità per i figli dei lavoratori di fruire di cure climatiche al mare o in montagna e la mafia spadroneggiava in Sicilia beffando lo Stato e colludendo con la politica.

In venti anni, di cui 5 di guerra e due della più gravi crisi economica mondiali che sconvolse tutti i Paesi industrializzati, il Fascismo riuscì a trasformare l’Italia con una serie di leggi e di riforme epocali che cambiarono radicalmente il panorama e gli equilibri sociali del Paese.

Ecco un elenco, sintetico ed incompleto, delle principali leggi e riforme che il Fascismo mise in atto:

Parchi nazionali, Tutela del lavoro di donne e fanciulli, Assistenza ospedaliera per i poveri, Assicurazione invalidità e vecchiaia, Riforma della scuola ( Gentile), Acquedotti pugliese, del Monferrato, del Perugino, del Nisseno e del Velletrano, Riduzione dell’orario di lavoro sino a 40 ore settimanali, Opera Balilla e colonie per i fanciulli, Opera nazionale Dopolavoro, Centrali idroelettriche e rete ferroviaria, Reale accademia d’Italia, Bonifiche integrali dell’Agro Pontino, dell’Emilia, della bassa Padana, di Coltano, della Maremma Toscana, del Sele, della Sardegna e colonizzazione del latifondo Siciliano, Attribuzione della facoltà d’indagine alla polizia tributaria, Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, Assistenza agli illegittimi, abbandonati od esposti, Carta del lavoro, Esenzioni tributarie per le famiglie numerose, Rete autostradale, ferrovie e porti, Aree industriali, patti lateranensi, INAIL, Libretto di lavoro, INPS, ECA, Assegni famigliari, casse rurali ed artigiane, Case popolari, legge Bottai per la difesa dei beni culturali, Riforma dei codici civile e penale, Legge urbanistica, INAM, Lotta alla mafia, Socializzazione delle imprese.

Oggi, dopo 65 anni dalla caduta del Fascismo, la situazione sociale è regredita, i lavoratori contano di meno ed i padroni contano di più, la disoccupazione, la precarietà e l’incertezza per il domani dominano la vita quotidiana e costringono i giovani a vivere alla giornata senza la possibilità di fare progetti per il loro futuro, senza la possibilità di formarsi una famiglia e di avere dei figli.

La mafia si è moltiplicata e si è sempre più inserita in ogni aspetto della vita sociale con la complicità della politica che oramai è organica ad essa.

Il prestigio nazionale non è mai stato così basso e così ridicolizzato nel contesto mondiale.

E’ vero, durante il Fascismo la libertà di espressione era limitata, ma a questo proposito vogliamo fare un paio di osservazioni:

Non ci pare che oggi la libertà di espressione porti a dei risultati così positivi dato che nelle cose importanti ( vedi i referendum ) la politica se ne frega del parere popolare e svillaneggia la sovranità popolare facendo il contrario di quanto essa esprime mentre poi manipola la pubblica opinione con il monopolio dei mezzi d’informazione.

Non ci pare che i regimi antifascisti di cui il comunismo era il principale, abbiano mai espresso situazioni di assoluta libertà ed anzi ci sembra che mentre durante il Fascismo non esistevano Gulag, questi erano la norma nei Paesi comunisti.

Non ci pare che nelle grandi democrazie come gli USA il parere del popolo sia più determinante, per le scelte di politica generale delle lobby di interessi, dei grandi gruppi finanziari e delle confraternite giudaico massoniche.

Quanto alla seconda guerra mondiale, essa fu progettata e voluta dalle potenze plutocratiche che vedevano in pericolo il mondo capitalista a causa delle nuove idee rivoluzionarie del fascismo che, superando l’antitesi Capitale/lavoro del vecchio ed obsoleto marxismo, e trasformando la lotta di classe in sinergia tra le classi, metteva in crisi profonda tutto l’impianto su cui si reggeva il capitalismo basato sul profitto e che aveva il denaro come fine anziché come mezzo.

Stupidaggini quelle della difesa della democrazia o quella della libertà di Danzica.

Stupidaggini facilmente contestabili perché gli USA vennero in guerra in Europa anche nel 1915 quando non era in pericolo la democrazia, ma lo erano i suoi interessi strategici ed economici e per quanto riguarda Danzica, il mondo non mosse un dito quando non solo Danzica, ma tutta la Polonia fu inghiottita dall’URSS il che, per coerenza, avrebbe meritato un’altra guerra contro Stalin…

Quanto poi allo scandalizzarsi per la guerra, “da che pulpito viene la predica..” dato che i principali piangioni sono quei filocomunisti che non hanno fatto neppure una piega quando il comunismo ha annesso mezza Europa dell’est sulla punta delle baionette ed ha eliminato fisicamente tutta la possibile opposizione e neppure quando il comunismo ha scatenato le guerre in Tibet, in Korea, in Vietnam, in Cambogia ed in Laos, ma si sono limitati ipocritamente a definire queste guerre imperialiste come “Guerre di liberazione” dando così autonomamente ad esse la patente di liceità e santità!

Sono gli stessi comunisti che applaudirono alle repressioni sovietiche in Polonia ed in Ungheria ed all’invasione della Cecoslovacchia senza il minimo sussulto di umanità per chi moriva in nome della libertà.

E sono quegli stessi comunisti che, egemoni al 95% nella resistenza, non volevano portare in Italia la democrazia, ma volevano sostituire il Fascismo con il comunismo di Stalin che invece a Febbraio del 1945 li fregò a Yalta concedendo che l’Italia entrasse sotto la sfera d’influenza degli USA.

Ricordiamo qui, per inciso, che nell’Italia del Fascismo non c’erano né campi di concentramento per i dissidenti, né filo spinato o Vopos pronti a sparare per impedire agli italiani di scappare all’estero come invece era nel “paradiso comunista”!

Ed allora appare evidente quanto siano ipocriti, bugiardi ed in malafede tutti coloro che piangono ancora oggi sulla “tragedia del Fascismo” senza contestualizzare la storia e facendo finta che i nemici del Fascismo fossero il bene assoluto…

A tutti loro un vaffa., di vero cuore!

http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_AMezzano_120208_Cosa-fu-il-Fascismo-per-Italia.htm


venerdì 16 marzo 2012

Occorre tornare ai biglietti di Stato

di Marco Saba


Se recuperassimo l’idea di Aldo Moro di emettere biglietti di stato a corso legale senza bisogno di chiedere banconote in prestito via Bankitalia-Bce, potremmo non soltanto assolvere i vari bisogni del popolo italiano, ma anche varare un bel corso gratuito di criminologia monetaria e bancaria.
Fu infatti così che i governi Moro finanziarono le spese statali, per circa 500 miliardi di lire degli anni ‘60 e ‘70, attraverso l’emissione di cartamoneta da 500 lire “biglietto di stato a corso legale” (emissioni “Aretusa” e “Mercurio”). La prima emissione fu normata con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 del presidente Giuseppe Saragat per le 500 lire cartacee biglietto di Stato serie Aretusa, (Legge 31-05-1966). La seconda emissione fu regolata con il DPR 14-02-1974, del Presidente Giovanni Leone per le 500 lire cartacee biglietto di stato serie Mercurio, DM 2 aprile 1979.
Questa moneta di stato tra l’altro aveva l’importante funzione di immettere denaro senza debito che rendeva solvibile – almeno in parte – il sistema usuraio poiché serviva per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario NON emetteva moneta e strozzava il paese (come invece ora fa). L’idea era stata copiata dal periodo fascista in cui tante opere pubbliche vennero finanziate a questo modo. Mentre l’analoga operazione di emettere Am-Lire da parte degli occupanti alleati fu una vera e propria opera di falsari che imposero la loro moneta a suon di bombardamenti addebitandola per lo più a debito pubblico (una perdita di circa 300 miliardi di lire dell’epoca 1943-1952, oltre a tutti i beni di cui si erano appropriati con questo denaro falso). Fu Giovanni Leone a firmare l’ultimo DPR con cui si emettevano le 500 lire. Sia Moro che Leone non ebbero gran fortuna e sappiamo come vennero ringraziati da Bankenstein… Ma ora c’è internet, ora sarebbe molto più facile impedire la reazione della bancocrazia totalitaria diffondendo la conoscenza della materia. Infatti, col senno di poi, non è difficile capire a cosa doveva portare il disegno del terrorismo nel nostro paese: gli anni di piombo si chiusero con due stragi nell’anno del Trattato di Maastricht, il 1992… Questo trattato è un papello tra “Stati” e banchieri mannari, il cui risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. Ci ha portato al golpe morbido del governo Monti… Comunque, in seguito all’assassinio di Moro e alle dimissioni anticipate di Leone, l’Italia smise di emettere cartamoneta di Stato. La bancocrazia ci aveva anche provato prima a ricattare lo Stato, emettendo i famosi miniassegni per erodere il signoraggio che lo stato guadagnava con la propria moneta, ma poi, non essendo la “misura” sufficiente, ricorsero ai mitra e bombe. Ricordatevi che il terrorismo in Italia inizia con due attentati dinamitardi negli anni ‘60 contro due banche di Stato (all’epoca): Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano e BNL a Roma… Oggi lo Stato guadagna decisamente spiccioli con il conio delle monetine, dove i margini e la quantità di signoraggio sono niente rispetto all’emissione di cartamoneta e denaro virtuale, proprio una mancia per salvare le apparenze. Dobbiamo proporre di introdurre con vigore una cartamoneta complementare nazionale chiamata Biglietto di stato, con cui soddisfare i bisogni interni del paese. Questa cartamoneta non influirebbe sui parametri di Francoforte, non creerebbe debito e darebbe la libertà al paese di soddisfare tutte le esigenze di base della cittadinanza. La Moro-nomics è un’alternativa degna di essere seriamente presa in considerazione.Inserisci link

http://economycamente.altervista.org/occorre-tornare-ai-biglietti-di-stato/


giovedì 15 marzo 2012

Censurare la Divina Commedia. D’accordo, e anche la Torah



Maurizio Blondet 13 Marzo 2012

Titolo del Corriere della Sera: «Dante antisemita e omofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici». L’urgentissimo allarme viene sollevato da «Gherush 92», un ente che il Corriere definisce come una «organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale per il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti». Ciò che il Corriere non dice, è che «Gherush 92» è un’organizzazione ebraica, creata da diversi sayanim italiani per diffondere la solita propaganda israeliana. Che ha trovato il modo di farsi un po’ di pubblicità gratuita. («Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»)

«Studiando la Divina Commedia – sostiene Gherush92 – i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle Messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti».

Sicchè, dice la presidente Valentina Sereni (in Katz?)

«È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali (...). In alternativa, alcune parti del poema andrebbero espunte dal testo».

Ora, qualche commentatore malevolo ha già bollato il gruppo «Gherush 92», per questa tanto giusta iniziativa, come «mentecatti», facendo notare che costoro «non sono innocui», in quanto il loro è «totalitarismo che si traveste da politicamente corretto». Qualcuno potrebbe spingersi a sottolineare la permanente tendenza di tanti sayanim ad imporre la censura, a tagliare testi sgraditi, a far tacere, ad instaurare la «polizia del pensiero», o psico-polizia orwelliana: fino al punto da denunciare alle autorità giudiziarie il notorio Alighieri Dante in forza della legge Mancino: antisemita, omofobo, sicuramente negazionista. (Mentecatti politicamente corretti crescono)

Sono accuse e derisioni – di chiaro sentore antisemita – da cui il sottoscritto prende energicamente le distanze.

Già fin da quando il notorio Alighieri Dante era ancora tra noi, le menti più illuminate dell’epoca l’hanno sospettato di grave scorrettezza politica: basti pensare alla diffamazione sfrenata con cui colpì il degnissimo e da tutti noi amatissimo Santo Padre Bonifacio VIII, e il mite Celestino V cui diede del vigliacco: («... Fece per viltade il gran rifiuto»), nonchè vescovi, cardinali, gran signori, ricchissimi borghesi usurai e falseggiatori di moneta come gli attuali speculatori finanziari – insomma la più rispettabile classe dirigente dell’epoca.

Purtroppo l’Inquisizione – che avrebbe tempestivamente posto fine allo scandalo come auspicato dalla Valentina Katz – non era ancora stata istituita. E il Dante se la cavò, ancorchè povero e ramingo; il suo libro malefico cominciò a circolare impunito, nella orrenda versione integrale. Spargendo in generazioni di giovani anime innocenti, costrette a leggerlo nelle scuole (nelle scuole! Orrore!) i veleni dell’antisemitismo, dell’omofobia, del razzismo anti-islamico.

Il danno così provocato dall’Alighieri e dai suoi complici in otto secoli di diffusione libera di quel testo satanico, è incalcolabile. A ragione la Valentina Sereni (o Katz) ci rivela le conseguenze ultime del crimine dantesco:

«Antisemitismo e razzismo significano eliminazione fisica o culturale della diversità e dunque scomparsa di popoli e culture, di specie animali e vegetali».

Insomma: se gli ebrei stanno procedendo alla «eliminazione fisica o culturale» dei palestinesi, è colpa di Dante. Se i soldati americani pisciano sui cadaveri afghani, è perchè, nell’ozio dei loro accampamenti, si sono saturati degli endecasillabi del Fiorentino. Se gli Yanomani spariscono, è lui il colpevole. Non solo: «intere specie animali» – dalla Tigre siberiana al Panda – stanno sparendo, e tutto per il disprezzo della «diversità» insinuato nelle anime dei cacciatori mongoli dalla lettura della Divina Commedia.

Ma «Gherush 92» punta il dito su un delitto dantesco a cui – confessiamo – non s’era mai pensato: la scomparsa di «specie vegetali» come ultima conseguenza dell' «antisemitismo e razzismo» della Commedia. Invano alcuni antisemiti accusano la Monsanto (della famiglia Shapiro) e le sue modificazioni genetiche per la scomparsa della bio-diversità: il vero colpevole è Dante. Finalmente smascherato. La Procura lo convochi immediatamente: «Cittadino Alighieri, che cosa ha fatto dell’asparago selvatico?».

Ci voleva appunto una organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale dell’ONU per rivelarci la tragica vastità dei delitti di Dante, e le infinite possibilità accusatorie di un sistema giudiziario che adottasse gli auspici di «Gherush 92»: qualcosa di cui i tribunali staliniani hanno tentato un’applicazione, ohimè pallida: «Compagno, ti è stata trovata in casa una copia della Divina Commedia. Venticinque anni a Vorkuta!». Sicuramente quando sarà istituito il Tribunale Supremo dell’Umanità a Gerusalemme, com’è nelle storiche ambizioni e nei secolari progetti ebraici, questo sistema di inquisizione troverà la sua più completa applicazione. E senza appello.

Conquistati da tale proposta di censura ultra-raffinata, trascinati dall’entusiasmo, osiamo additare alla sorveglianza accusatoria del gruppo «Gherush 92», perchè prenda gli opportuni provvedimenti anche e non solo in sede giudiziaria, contro un altro libro che avvelena le anime delle generazioni da molti secoli. È un libro assai più antico della Commedia dantesca; un libro infarcito di pregiudizi contro gli omosessuali e i travestiti; un libro che sparge odio contro i popoli «diversi», ed incita al loro sterminio, anzi allo sterminio aggiuntivo di tutti i loro animali domestici.

Un libro profondamente, spaventosamente omofobo, razzista, anti-animalista, per giunta anti-femminista; un libro che si rallegra di omicidi ed inganni, che prescrive furti e ordina stragi. E nonostante ciò, viene letto addirittura nelle chiese, e viene ritenuto ispirato da Dio.

Ne cito alcuni passi a caso, onde possiate prendere i dovuti provvedimenti contro l’Autore: si tratta di promesse fatte al popolo razzialmente eletto:

«Io ti benedirò e moltiplicherò il tuo seme... la tua progenie possiederà la porta dei tuoi nemici»

«Ed Egli darà i loro re nelle tue mani e tu estirperai i loro nomi... finchè non li abbia distrutti».

«Oggi comincerò a spargere spavento di te fra i goym, sotto tutto il cielo, tanto che esse si terrorizzeranno a sentire il tuo nome».

«Divora dunque tutti i popoli che il Signore tuo ti darà; l’occhio tuo non li risparmi».

«Voi vi ciberete dei beni delle genti, e vi farete magnifici della loro gloria» (Isaia 61,6). «Tu suggerai il latte delle genti, e popperai le mammelle dei re». «... E i figli degli stranieri edificheranno le tue mura».

«Chiedimi, ed io ti darò in eredità le genti e i confini della terra per tua possessione. Tu le spezzerai con verga di ferro, li frantumerai come vaso d’argilla» (Salmo 2, 8-9).

Fino allo spietato Salmo 137: «Figlia di Babilonia, votata alla distruzione: beato chi prenderà i tuoi pargoli e li sbatterà contro la roccia!».

Questo beatifico desiderio è stato oggi realizzato dalla devastazione di «Babilonia», ossia l’Iraq, compiuto per conto della razza eletta da un popolo che ha dato agli eletti le sue mammelle da mungere.

Tralascio i passi dove Dio ordina ai suoi eletti di massacrare 40 mila amaleciti sconfitti, e promette la totale distruzione di cananei, filistei, amorrei; tutti passi che – come voi giustamente dite, esimii Katz di «Gherush 92» – significano eliminazione fisica o culturale della diversità e dunque scomparsa di popoli e culture».

Insegnato a memoria nelle scuole rabbiniche, questo orribile testo ha formato un intero popolo all’odio e al disprezzo dei «popoli e culture» diversi. Lo testimonia la particolarisssima pedagogia che si trova nel Talmud, su cui non mi dilungo. Solo alcuni pochi esempi nel gran mare di questo commento alla Bibbia:

«Che significa Har Sinà, cioè monte Sinai? Vuol dire il monte dal quale si è irradiato Sina, cioè l’odio contro i popolo del mondo» (Shabbath 80 , col.1).

«Dovunque gli ebrei arrivano, devono farsi sovrani dei loro signori» (Sanhedrin 19, 89, 1).

«...Vi farò unici dominatori del mondo» (Chaniga, 3a, 3).

«Il migliore fra i non-ebrei, uccidilo» (Abodag Zarah, 26b, Tosefoth).

«Voi israeliti siete chiamati uomini, mentre le nazioni del mondo sono da chiamarsi bestiame» (Baba Mezia, 114, col.2 ).

Mica è teoria, signori. Mica è simbolo. Mica è metafora e licenza letteraria. Spesso i governanti attuali dello Stato d’Israele di oggi, se ne escono fuori a dire che i palestinesi sono bestie, e i loro rabbini di oggigiorno ancora insegnano che tutti i non-ebrei sono animali: dunque macellabili, e macellati spesso effettivamente là dove cadono nelle mani ebraiche.

È un insegnamento costante. Il filosofo Abravanel (1437-1508) ha scritto:

«Il profeta (Isaia) annuncia che il Signore lo ha unto per dire agli israeliti che saranno ad essi soggetti tutti i popoli, e che le genti straniere dovranno arare e lavorare sì che ai figli d’Israele non tocchi alcun lavoro pesante, ma possano servire Dio solo pregando. A che possano però aver tempo per servire Dio benedetto, dovete mangiare i beni dei popoli» (Meshmia jeshue, 89, col.4).

E quante volte, signori, i popoli hanno visto i loro beni divorati e mangiati da individui educati a questa scuola!

Rabbi Bar Nachmani: «Al tempo del Messia gli ebrei estirperanno tutti i popoli della terra» (Bammidbar Rabba, fol. 172, col.4).

Jeshaia Hurtzitz, Scene lukhot habberit, anno 1686: «Il mondo è stato creato per gli israeliti, essi sono la polpa, gli altri popoli non sono che la scorza».

Adolphe Crémieux (1796-1880), fondatore degli Archives Israelites: «La dottrina ebraica deve un giorno compenetrare di sè tutto il mondo (...). Non è lontano il giorno in cui le ricchezze della terra apparterranno esclusivamente agli ebrei (...) Le nazioni scompariranno, le religioni tramonteranno».

E il rabbino Baruch Levi così scriveva a Carl Marx nel 1848:

«Il popolo ebraico, considerato nel suo insieme, sarà egli stesso il suo proprio Messia. La sua signoria sul mondo sarà raggiunta mediante l’unificazione delle altre razze umane, la eliminazione delle frontiere e delle monarchie, che sono i bastioni del particolarismo, e mediante l’istituzione di una repubblica mondiale, che accorderà dappertutto i diritti civili agli ebrei. In questa nuova organizzazione dell’umanità, i figli di Israele diventeranno dappertutto, senza incontrar ostacolo, l’elemento direttivo (...). I governi dei popoli compresi in questa repubblica mondiale, con l’aiuto del proletariato vittorioso, cadranno tutti senza difficoltà in mani ebraiche. La proprietà privata verrà soffocata dai dirigenti di razza ebraica, che amministreranno dappertutto il patrimonio statale. Così la promessa del Talmud sarà adempita, cioè la promessa che gli ebrei, venuti i tempi messianici, possederanno la chiave dei beni di tutti i popoli della Terra» (Revue de Paris, anno XXXV, numero 2, pagina 574).

Lascio a voi giudicare, lucidi ricercatori del «Gherush 92», se qui non si preconizza e si progetta la «eliminazione fisica o culturale della diversità e dunque scomparsa di popoli e culture», la più feroce discriminazione razziale, lo sfruttamento del prossimo, la violazione ripetuta dei diritti umani.

E – ripeto – questa si traduce in una precisa politica. Solo pochi giorni fa , il 12 marzo alle due di notte, aerei israeliani hanno sparato missili a Gaza, uccidendo 23 palestinesi, di cui sette appartenenti a un a sola famiglia, e ferendone 73 (tutti civili, alcuni bambini) in risposta a lanci di razzi – che non hanno mai provocato danno alcuno. E su una popolazione che da quattro anni Israele tiene sotto assedio, accampati sulle macerie, e in stato di quasi-fame, con evidenti intenti di pulizia etnica. (Israel kills 23 in Gaza, wounds 73, most of them civilians –PCHR)

Non c’è dubbio che azioni possibili vengano compiute per incitamento e adesione alla Torah, da gente che è stata formata dalla Bibbia a considerare tutti gli altri esseri umani «amaleciti» da cancellare o bestiame da macello. La cosa è tanto vera, signori ricercatori, che persino dei non-ebrei – inglesi protestanti, evangelici, non-denominazionalisti, cristiani rinati americani – a forza di leggere la Bibbia hanno finito per credersi il popolo eletto, e di conseguenza si sono dati con entusiasmo al genocidio di popoli interi (come i pellerossa) per mettersi al loro posto sulle loro terre, allo schiavismo, allo stermino atomico (Hiroshima), alla conquista mondiale a forza di guerre, sempre applicando il concetto biblico di «colpa collettiva», per cui «anche il migliore dei non-ebrei, uccidilo», e sempre convinti della loro superiore legittimità morale ad uccidere, sterminare ed arraffare la roba altrui.

È la Bibbia che li ha resi così. È un libro tanto più pericoloso in quanto, redatto in tempi primordiali, da parte di gente arretrata persino in rapporto ai popoli civilizzati dell’epoca, esso venga applicato come programma politico-religioso in questo nostro secolo dei Lumi, dei Diritti Umani e dell’Intervento Umanitario. Perciò facciamo integralmente nostre le parole della vostra Valentina Sereni, solo sostituendo alla parola «Commedia» la parola «Bibbia».

Riprendo dal Corriere:

«Non invochiamo nè censure nè roghi – precisa Sereni – ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Bibbia (Divina Commedia) vi sono contenuti razzisti, islamofobi e antisemiti. L’arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L’arte è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Bibbia (Divina Commedia) esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell’opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni, discriminazioni, espulsioni, roghi (...). Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell’opera, evidentemente, non rimuovono»

Parole sante, signora Valentina. Per cui sottoscrivo alla lettera le sue esortazioni:

«Oggi – conclude giustamente Sereni – il razzismo è considerato un crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall’odio o dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá competenti, anche giudiziarie, che la Bibbia (Divina Commedia) presenta contenuti offensivi e razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere la Bibbia (Divina Commedia) dai programmi scolastici ministeriali».

Ed anche dalle pubbliche letture nelle Messe cattoliche, dalle sinagoghe, dalle assemblee luterane e genericamente protestanti.

Veglino le autorità giudiziarie: questo testo «pilastro delle letteratura ebraica (italiana) e della formazione degli studenti (rabbinici), presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro».

Se ne vieti la lettura ai giovani. Come minimo, si cancellino e si espungano dal capolavoro quelle parti. Circoli una versione espurgata della Torah, secondo i principii del politicamente corretto indicati dai «Gherush 92» dei Katz.

Ancorchè – certo – ben poco ne rimarrebbe. Ma la civiltà lo esige.

http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=143&aid=77209

martedì 13 marzo 2012

LADRI DELLO STATO ITALIANO e MAFIA



Dal 1992 è iniziato il calvario economico dell’Italia, acuitosi dall’adozione di un cambio suicida per l’euro con Prodi alla presidenza della commissione europea.

7 Febbraio 1992

Giulio Andreotti come Presidente del Consiglio assieme al Ministro degli Esteri Gianni de Michelis (Membro dell’Aspen Institute) e il Ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore di Bankitalia) firmano il Trattato di Maastricht, il 7 febbraio 1992 per l’entrata nell’Unione Europea.

Così facendo, l’autonomia delle banca centrale stava entrando in tutti gli ordinamenti giuridici dell’Unione Europea per effetto del Trattato (articolo 107).

Articolo 107 del Trattato di Maastricht

Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, né la BCE né una Banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai Governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.

Gli Stati aderenti rinunciano alla sovranità monetaria nazionale per trasferirla con l’articolo 105 alla Banca Centrale Europea (BCE).

Articolo 105A del Trattato di Maastricht

1. La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità.

2. Gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l’approvazione delle BCE per quanto riguarda il volume del conio.

7 Febbraio 1992

Lo stesso giorno l’autonomia della Banca Centrale si è perfezionata con la legge 7.2.1992 numero 82 varata dal ministro del Tesoro Guido Carli (già governatore della Banca d’Italia), che ha attribuito alla Banca d’Italia la facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro.

17 febbraio 1992: Inizia MANI PULITE

che letteralmente toglie di mezzo Democrazia Cristiana, Partito Socialista e molti altri protagonisti della politica italiana del dopoguerra.

Alla luce dei fatti successivi sorge il dubbio che Mani Pulite non sia stata altro che una manovra architettata dai “poteri forti” per rimuovere persone scomode che si sarebbero opposte con tutti i mezzi alla disfatta finanziaria dell’Italia. Il nome eccellente che spicca su tutti gli altri è Bettino Craxi colui che solo pochi anni prima a Sigonella, si era opposto con fermezza e con successo agli Stati Uniti.

Maggio 1992: assemblea della Banca d’Italia

All’assemblea annuale della Banca d’Italia il governatore Carlo Azeglio Ciampi chiede al futuro governo di avviare immediatamente il risanamento della finanza pubblica con una manovra da 30.000 miliardi per il ’92, e una da 100.000 per il ’93.

23 maggio 1992: Strage di Capaci

19 luglio 1992: Strage di via D’Amelio

Falcone e Borsellino vengono uccisi. I due magistrati indagavano su mafia, collusioni politiche sui grandi appalti pubblici appalti pubblici TAV inclusa (vedi inchiesta giudice Imposimato).

2 giugno 1992: la cospirazione del Britannia

Al largo di Civitavecchia molla l’ancora il panfilo della Regina Elisabetta II. Dentro vi sono i rappresentanti di Goldman Sachs (Mario Draghi fu in seguito assunto da Goldman Sach fino a diventarne vicepresidente e Prodi era consulente della banca d’affari prima di entrare in politica), Warburg, Barclays, personaggi come George Soros, Mario Draghi, IRI, Ambronveneto, Crediop, Generali, Banca Commerciale, Società Autostrade, ENI, ecc.

Il motivo è la svendita dei patrimoni italiani.

28 giugno 1992: Amato Presidente del Consiglio

il deputato e dirigente del Partito socialista Giuliano Amato diventa presidente del Consiglio dei ministri sostenuto da un quadripartito formato da Dc-Psi-Psdi-Pli.

10 luglio: il governo vara una manovra economica da 30.000 miliardi per risanare il disavanzo dello Stato.

16 luglio: arrestato per corruzione aggravata e continuata Salvatore Ligresti, uno dei più importanti uomini d’affari italiani. La Banca d’Italia aumenta per la terza volta in sette mesi il tasso di sconto.

20 luglio: Ciampi ritiene la manovra economica del governo “necessaria, ma ancora insufficiente”.

31 luglio: fine della scala mobile

firma dell’accordo sul lavoro fra il governo Amato e i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), viene abolita la scala mobile, bloccati i salari fino a tutto il 1993 in cambio di un forfait di 20.000 lire al mese, aumentate le tasse sugli scatti retributivi maggiormente elevati.

28 agosto: il marco sale al tetto massimo di oscillazione consentito dal Sistema Monetario Europeo (Sme): 765,40 lire.

Agosto 1992: declassamento del debito italiano

La Standard & Poors, l’agenzia di Rating più famosa al mondo, declassa il debito italiano e mette lo stato nella condizione di fare cassa per rientrare nei parametri decisi dal trattato di Maastricht

1 settembre: il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio chiede altri 10.000 miliardi per la manovra finanziaria al fine di compensare il maggior costo del debito causato dal livello record degli interessi.

4 settembre: la Banca d’Italia porta il tasso di sconto dal 13,25 al 15%. Amato dichiara che l’Italia, d’accordo con la Cee, non ha intenzione di svalutare.

Settembre 1992: Speculazione di George Soros sulla lira

Il guru della globalizzazione George Soros, specula sterlina contro lira provocando una svalutazione della nostra moneta del 30%, l’uscita dallo SME. Il governatore della Banca d’Italia dell’epoca era Carlo Azeglio Ciampi che dilapidò circa 48.000 miliardi di dollari per cercare di opporsi (inutilmente e dannosamente) agli speculatori. Il governo Amato vara una legge finanziaria da 100.000 miliardi di lire (aumento dell’età pensionabile, aumento dell’anzianità contributiva, blocco dei pensionamenti, minimum tax, patrimoniale sulle imprese, prelievo sui conti correnti bancari, introduzione dei ticket sanitari, tassa sul medico di famiglia, imposta comunale sugli immobili (Ici), blocco di stipendi e assunzioni nel pubblico impiego, privatizzazioni ecc.).

Ottobre 1992: Scalfaro da Ciampi

per favorire un clima di maggiore fiducia sulla situazione economica nazionale, il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, si reca personalmente in Banca d’Italia dal governatore Carlo Azeglio Ciampi. E’ la prima volta in assoluto, precedentemente era stato sempre il governatore ad essere convocato al Quirinale.

29 ottobre la camera ratifica Maastricht:

con quattrocento voti favorevoli quarantasei contrari e diciotto astenuti, la Camera dei deputati approva in via definitiva la ratifica del trattato di Maastricht, che, in vista della futura unione monetaria europea, vincola gli Stati a dei rigorosissimi parametri di finanza pubblica (inflazione, deficit/pil, deficit annuale/pil annuale).

Partono i saldi: con una svalutazione del 30% i gioielli italiani come l’IRI vengono regalati ai capitali stranieri. Multinazionali anglo-americane, ma anche francesi fanno incetta di società specialmente agroalimentari e di meccanica di precisione. Vengono privatizzate totalmente Telecom, parzialmente Enel ed Eni.

Le decisioni vennero prese in fretta e furia con un atto di forza da Mario Draghi direttore generale del Ministero del Tesoro esautorando il Parlamento. Basti pensare alla risposta data da Draghi a chi, durante un convegno, gli chiedeva timidamente se non fosse stato il caso, prima di privatizzare, di aspettare un quadro legislativo che consentisse le liberalizzazioni (magari per evitare di avere monopoli privati e non più pubblici, come poi è di fatto accaduto…): “qual era la capacità di produrre leggi che aveva quello Stato, nel ’92-’93? Avremmo aspettato all’infinito!

Il Tesoro ha effettuato direttamente operazioni di privatizzazione per un controvalore di circa 66,6 miliardi di euro. A questa cifra vanno però aggiunte le privatizzazioni gestite dall’IRI (sempre sotto il coordinamento del Tesoro), per un controvalore di circa 56,4 miliardi di euro, le dismissioni realizzate dall’ENI (5,4 miliardi di euro) e la liquidazione dell’EFIM (440 milioni di euro). Si tratta di cifre molto consistenti, da cui è facile intuire il valore e l’importanza degli assets venduti. Sono anche cifre adeguate? In altri termini, il Tesoro ha venduto le società pubbliche al loro giusto prezzo oppure no? Per quanto strano possa sembrare, questo tema non è stato praticamente mai affrontato seriamente. Eppure il metodo ci sarebbe: basterebbe prendere il prezzo di vendita delle società e confrontarlo con le attuali quotazioni di borsa delle stesse società. La cosa è complicata dal fatto che pressoché tutte le banche sono state coinvolte da processi di concentrazione e fusione con altre banche dopo la privatizzazione, ma si può comunque arrivare a valutazioni attendibili. Vediamo quindi, innanzitutto, i valori incassati all’atto della privatizzazione.

Unicredito Italiano capitalizza 26.593 milioni di euro, IMI-Sampaolo 16.941 milioni, Intesa-BCI (che comprende Comit) 20.760 milioni, Banca di Roma 4.087 milioni, BNL 4. 922 milioni [5]. Un caso a parte, che ha dell’incredibile, è poi rappresentato dal Banco Napoli: quel 60% che lo Stato vendette alla BNL per 32 milioni di euro (dopo ripulito il Banconapoli delle perdite e dei crediti inesigibili con 6.200 milioni di euro di danaro pubblico), è stato rivenduto dalla BNL, a distanza di pochi anni, per 1.000 milioni di euro. Alla luce di queste cifre appaiono decisamente curiose le dichiarazioni dell’allora Ministro del Tesoro Ciampi: “il Tesoro vuole valorizzare prima di vendere: è un suo dovere nei confronti del cittadino che, dopo le risorse profuse per finanziare le perdite delle imprese pubbliche negli anni passati non tollererebbe ‘regali’ al momento della loro vendita” [6].

Ma non è tutto: va infatti considerato che le cifre riportate nella tabella con i prezzi di vendita sono lorde. Da esse vanno infatti sottratti i costi delle operazioni di privatizzazione, che includono: le commissioni per i collocatori in borsa (banche che compongono il sindacato di collocamento e altri consulenti), così come le spese di registration e listing sui mercati azionari (spese per adempimenti CONSOB, SEC e altri adempimenti normativi). Questi costi sono andati scendendo nel corso degli anni, ma si collocano comunque tra il 2% e il 3% sull’ammontare totale del ricavato [i].

Una fetta consistente di questo denaro (circa l’1% sull’ammontare totale) è andato alle maggiori investment banks anglosassoni (JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse First Boston, Merrill Lynch, ecc.), per la loro attività di consulenza. Il tutto senza ovviamente rischiare in proprio neanche un dollaro. E, meno ovviamente, senza dover neppure sostenere una gara pubblica per l’affidamento dell’incarico.

21 dicembre: crolla la produzione. L’Istat e il centro studi della Confindustria confermano: è recessione.

La situazione come tutti sanno è drammatica gli ordinativi all´industria europea nel suo complesso sono crollati ulteriormente del 35% e viste le differenze con gli altri paesi europei la situazione italiana sia peggiore. La scorsa settimana la bce ha emesso un prestito di 442 miliardi di euro per le banche europee di cui il 10% andrà alle banche italiane. Questa della bce è una operazione che NON ha predenti e la dice molto lunga sul grado reale dello stato delle cose. Oltretutto questa enormità di denaro non si riverserà nell´economia reale, ma finirà a ripianare perdite pregresse, e nella speculazione.

Quando tutto questo fiume di liquidità si riverserà nel circuito dei prezzi allora ne vedremo delle belle (non so se a livello di rilevazioni ufficiali, ma sicuramente ce ne accorgeremo con ulteriori pesanti perdite del potere di acquisto. Già i titoli a scadenza medio lunga risentono di questo avendo aumentato i rendimenti e ovviamente diminuito fortemente i corsi come nel caso dei trasury bond a 10 anni.

Marzo 1993 : i parenti dei detenuti per mafia sottoposti al regime del 41 bis tentarono di fare pesanti pressioni sul presidente della Repubblica dell'epoca, Oscar Luigi Scalfaro. Lo fecero con una lettera che è stata prodotta dai pm nel processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati della mancata cattura di Bernardo Provenzano. La lettera si prefiggeva di indurre Scalfaro a attenuare le "angherie" nei confronti dei detenuti.

L'allora guardasigilli Giovanni Conso non rinnovò il regime carcerario duro nei confronti di alcune centinaia di detenuti. Conso ha sempre sostenuto che fu un'iniziativa personale.

Adesso il contenuto della missiva viene messo in relazione con la "trattativa" tra lo Stato e la mafia avviata nel periodo intercorso fra la strage di Capaci, del 23 maggio 1992 (in cui vennero uccisi Falcone, la moglie, gli agenti di scorta), e quella di via D'Amelio (in cui vennero trucidati Borsellino e gli agenti della sua scorta), del 19 luglio 1992.

E il clamoroso risultato fu la liberazione dal gioco del carcere duro per oltre 130 boss mafiosi dell’Ucciardone e per centinaia di detenuti mafiosi e camorristi nelle carceri campane. Fra i beneficiari vi furono alcuni dei protagonisti delle stragi del '92 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e perfino uno dei rapitori e barbari assassini (sciolsero il corpo nell'acido) del giovanissimo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. A calarsi le braghe davanti a siffatti nobiluomini fu il tanto celebrato governo tecnico della fine della prima Repubblica, che oggi parte del Pd vorrebbe erigere a modello per sostituire l'odiato Silvio Berlusconi. Ma quel governo Ciampi co-diretto al Quirinale da Scalfaro, uno dei grandi moralisti della Repubblica, non solo invece di combatterla si arrese senza condizioni alla mafia, ma si è tenuto questo segreto per quasi due decenni. Fino a quando chissà se per ingenuità o per rimorso nel novembre scorso il quasi novantenne professore Conso ha deciso di rivelare i primi particolari di quel che accadde, sostenendo eli avere fatto tutto da solo senza informare nessuno, proprio per vedere se quella grazia concessa ai boss fosse in grado di salvare l'Italia da nuove stragi. La versione di Conso è stata ritenuta sia dalla commissione antimafia che lo ha ascoltato sia dai magistrati palermitani che hanno aperto una inchiesta, assai poco credibile. Proprio per questo i pm palermitani alla vigilia di Natale hanno interrogato per lunghe ore a Roma sia Ciampi che Scalfaro, segregando il contenuto di quei verbali.

L´unica è che noi ci svegliamo da questo torpore ipnotico e ci rendiamo conto che senza di noi tutti i poteri del mondo non sono assolutamente niente. Abbiamo/avremo bisogno di tutti, specialmente coloro che prima degli altri si sono accorti del reale stato delle cose. Tenteranno di manipolarci perché con il caos che faranno sorgere avalliamo in massa i loro piani, attenzione siamo/saremo prestissimo davanti ad un bivio che porta verso la libertà una strada e l´altra verso la soppressione completa dell´individuo. Sta a noi scegliere e abbandora la coltivazione del proprio orticello per dedicarci anima e corpo alla costruzione di un nuovo paese dove essere fieri di vivere e lavorare.


pubblicata da Alessandro Donia su facebook il giorno martedì 13 marzo 2012 alle ore 13.53

lunedì 12 marzo 2012

La pacchia dei sindacati: 60 anni senza tasse e le sedi in regalo


La Cisl ha 5mila immobili, la Cgil 3mila

di Tobia De Stefano

Facile invocare una patrimoniale con il patrimonio degli altri.

Più complicato, e apprezzabile aggiungiamo noi, sarebbe chiederla mettendo sul piatto il proprio tesoretto.

L’appello, va da sè, è rivolto in primis alla Cgil, che per bocca di Susanna Camusso, non più tardi di una settimana fa, l’ha «suggerita» al governo per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali (aveva fatto lo stesso a fine dicembre del 2011 per far ripartire la crescita e a metà novembre barattandola con l’Ici) ma anche a Cisl e Uil.

E certo, perché mettendo insieme la ricchezza dei tre principali sindacati del Paese ne viene fuori un bel gruzzoletto, pronto alla tassazione.

A dir il vero l’operazione non è così semplice come potrebbe sembrare, perché i nostri si astengono dal presentare un bilancio consolidato (la Uil però, per bocca del suo tesoriere, Rocco Carannante, ci tiene a sottolineare che da anni ne redige uno «rispondente alle regole europee»), ma andando a spulciare e nel libro cult di Stefano Livadiotti, «L’altra casta», si possono mettere alcuni punti fermi.

Il primo, la cifra azzardata per difetto una decina di anni fa da Daniele Capezzone è ancora estremamente attuale: 3 mila e 500 miliardi delle vecchie lire (qualcosa in più di un miliardo e mezzo di euro).

Il secondo, la Cgil (secondo un’inchiesta mai smentita dell’Espresso) vanta un fatturato annuo di circa un miliardo. Terzo, è proprio il patrimonio immobiliare la vera fortuna di Camusso, Bonanni e Angeletti.

Tutto nasce da una legge del 1977 che ha attribuito loro il patrimonio dei disciolti sindacati fascisti. Cosa vuol dire? Che quando andiamo a cercare le sedi delle principali confederazioni e vediamo che sono ubicate in zone centrali e assai costose di molte città non dobbiamo meravigliarci, si tratta di una gentile concessione dello Stato.

Morale della favola: la sola Cgil può vantare circa tremila sedi, la Cisl arriva a quota cinquemila, mentre la Uil fa storia a parte. «Abbiamo creato – spiega Carannante a Libero - una società ad hoc (Labour Uil) che oggi dichiara immobili per un valore storico di circa 32 milioni di euro (ma quello di mercato è il triplo), mentre la nostra sede a Roma (in via Lucullo ndr) si può stimare in 70-80 milioni considerando anche l’impianto fotovoltaico che abbiamo realizzato».

Di soli immobili però non si campa.

E così bisogna risalire ad altre voci per capire la reale portata della cassa sindacale.

Per esempio, al miliardo tondo tondo preso ogni anno da stipendi e pensioni degli iscritti per pagare le tessere.

E pensare che nel 1995 la maggioranza degli italiani aveva aderito e votato sì al referendum radicale per abolire la trattenuta automatica in busta paga. Ma è come se non l’avesse mai fatto.

Poi ci sono i Caf (centri di assistenza fiscale), una vera gallina dalle uova d’oro.

Per dare qualche numero: nel 2006 Cgil, Cisl e Uil hanno guadagnato 90 milioni di euro solo dall’Inps per le dichiarazioni dei redditi dei pensionati e poi altri 80 per quelle degli attivi.

E vuoi che i contribuenti non abbiamo versato di tasca loro un obolo ai loro benefattori?

Bene, sempre nel libro di Livadiotti questo regalo è stimato da Giuliano Cazzola in 175 milioni di euro.

Per non parlare del giro d’affari da 350 milioni all’anno dei patronati (le strutture di diretta emanazione sindacale che assistono i cittadini nelle pratiche previdenziali e in quelle per la cassa integrazione e il tfr) e del business dei fondi europei sulla formazione.

Insomma, ai sindacati una bella patrimoniale non farebbe male, anche perché, a proposito di tasse, sono esentati dal pagamento dell’Ici o Imu.

«La paghiamo - spiega Carannante - quando svolgiamo un’attività commerciale.

Siamo esenti solo sugli immobili dove svolgiamo attività sindacale». Proprio come per la Chiesa.

Tratto da:

http://www.liberoquotidiano.it/news/955125/La-pacchia-dei-sindacati-60-anni-senza-tasse-e-le-sedi-in-regalo.html

domenica 11 marzo 2012

L’Eurogendfor non deve Rispondere a Nessuno




di MARCO CANESTRARI

Ogni informazione contenuta in questo testo deriva direttamente da fonti ufficiali.

Il 12 giugno 2010, dopo la ratifica della Camera e del Senato senza nessun voto contrario, il trattato di Velsen entra in vigore in Italia.

Questa legge istituisce la Forza di Gendarmeria Europea (Eurogendfor o EGF), già attiva a tutti gli effetti, con quartier generale a Vicenza.

Cosa è L’Eurogendfor ?

E’ il primo Corpo ad ordinamento militare dell'Unione Europea a carattere sovranazionale, operativo, pre-organizzato, forte e spiegabile in tempi brevi.

A chi deve Rispondere?

La sua direzione è affidata, oltre che al comandante stesso (attualmente il portoghese Jorge Esteves), ad uno specifico comando interministeriale (il CIMIN, con sede a Vicenza), composto dai ministri competenti di ciascun paese, e tenuti a rispondere solo a sé stessi. La EGF gode quindi di piena autonomia.

Non è alle dipendenze né sottoposto al controllo dei Parlamenti nazionali o del Parlamento europeo.

A Cosa Serve ?

Serve ad eseguire tutti i compiti di polizia previsti nell'ambito delle operazioni di gestione delle crisi. L’art.4 della stessa legge dichiara che, tra le altre cose, rientra nei compiti dell'Eurogendfor: Controllo, supervisione e formazione della polizia nazionale, compreso il lavoro di indagine penale.

Eseguire compiti di polizia giudiziaria.

Acquisire informazioni e svolgere operazioni di intelligence. Condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico, proteggere le persone e i beni in caso di disordini.

Può Essere Toccato?

L'articolo 21 del trattato di Velsen, con cui viene istituito questo corpo d'armata sovranazionale, prevede l'inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi di Eurogendfor.

L'articolo 22 immunizza le proprietà ed i capitali di Eurogendfor da provvedimenti esecutivi dell'autorità giudiziaria dei singoli stati nazionali.

L'articolo 23 prevede che tutte le comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possano essere intercettate.

L'articolo 28 prevede che i Paesi firmatari rinuncino a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni.

L'articolo 29 prevede infine che gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in tutti quei casi collegati all’adempimento del loro servizio.

Che fine fanno Carabinieri e Polizia?

La legge di ratifica n° 84 del trattato di Velsen riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Lo scrive addirittura il sito dell’ U.N.A.C. (Unione Nazionale Arma Carabinieri): “L’U.E. impone la smilitarizzazione dell’Arma e l’accorpamento dei carabinieri alla Polizia di Stato. L’Arma dei carabinieri in un futuro più o meno prossimo, ma certamente non remoto, è destinata ad un inevitabile scioglimento”.

Conclusioni

In parole povere la legge dice che l’Eurogendfor è un corpo di superpoliziotti militari che dirigono le altre forze di polizia, in grado di svolgere missioni in Europa intervenendo rapidamente in zone di crisi ed anche nelle piazze.

Non rispondono direttamente delle loro azioni né allo stato né all’Unione Europea.

Sono inviolabili i loro capitali, edifici, archivi e comunicazioni.

Non possono essere arrestati nemmeno a seguito di una sentenza emanata contro di loro e non sono tenuti a rispondere dei danni che procurano alle proprietà altrui. Per il dispiegamento operativo delle loro forze è sufficiente l’accordo fra una manciata di persone: Il Comandante e i ministri dei paesi firmatari.

Questa è Legge.

La legge dovrebbe nascere per servire la società e non per rendere la società servitrice..

FONTI:

EUROGENDFOR – Sito Ufficiale

TRATTATO DI VELSEN – Fotocopia firmata

LEGGE DELLA REPUBBLICA ITALIANA 14 maggio 2010, n. 84 (entrata in vigore 12/06/2010)U.N.A.C. – Sito Ufficiale

domenica 4 marzo 2012

SONO STATI I POLITICI


di Luciano Del Vecchio
I dovuti festeggiamenti per l’Unità d’Italia sono stati del tutto surreali, se si considera che, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, sono stati i politici ad annientare a poco a poco la Nazione e a colpevolizzare la Patria.
Sono stati i politici ad ingrassare l’unione sedicente europea con viltà, menzogna, e frode verso gli Italiani.
Sono stati i politici, zelanti traditori, a cancellare i confini che definivano l’esistenza della Nazione.
Sono stati i politici, agenti collaborazionisti, a riconsegnare la sovranità dell’Italia agli stranieri, sputando sulle lotte, i morti e le secolari sofferenze del popolo.
Sono stati i politici, firmando i Trattati di Maastricht, di Schengen, di Lisbona, a toglierci la moneta e a sottrarci territorio e indipendenza politica ed economica.
Sono stati i politici, sudditi euridioti, a volere l’invasione di milioni di stranieri sicché fosse chiaro a noi Italiani che l’Italia non appartiene a noi.
Sono stati i politici a imporci bandiera e cittadinanza di una patria inesistente.

L’Unione Europea è la cospirazione del silenzio e dell’inganno alla piena luce del giorno; una potente «società segreta», di cui apparentemente si sa tutto, ma in realtà nessuno sa niente.
Nemmanco i parlamentari europei, pupazzi strapagati e mossi da fili che ignorano, sanno nulla di questa incomprensibile unione europea.
Anche i giornalisti obbediscono silenti all’ordine di non porre domande sui motivi di questa strategia.
Il popolo, se opportunamente informato, avrebbe permesso un simile scempio senza ribellarsi?
Gli Italiani, abituati da secoli ad essere governati da stranieri, da preti, da traditori, da ipocriti, da ignavi, avrebbero reagito al furto della Patria, se consapevoli in tempo d’essere stati consegnati alla sudditanza di banchieri stranieri?
La frode è stata enorme e la situazione è surreale, se perfino i Presidenti della Repubblica hanno distrutto, con spietata volontà, il patrimonio della Repubblica.
Negli anni 1992-94 Ciampi svaluta la lira; con impegno impone la perdita della sovranità monetaria; con tutto il suo potere caldeggia l’emissione dell’euro e ne fissa lo sciagurato cambio nel modo che gli Italiani hanno pagato e tuttora pagano.
Incaccellabile è la memoria del tradimento nelle immagini della festosa cerimonia trasmessa dalla Rai.
Incancellabile l’immagine di un Ciampi che, quel giorno – il più bello della sua vita a suo dire! - brinda il passaggio all’euro con le lacrime agli occhi.
È questo l’amor di patria?
O non piuttosto la retorica della patria, quando si diventa Capo di uno Stato che coscientemente si vuole disfare?
Il liberismo finanziario della dittatura europea consente a ogni politico di arraffare il suo pezzetto di potere e di territorio, smembrando la Patria con inventate regioni, con neo-feudalesimi, con imposte autonomie, con gonfiati dialetti, con “ogni villan che parteggiando viene”.
L’unione sedicente europea è un gradino, un anticipo, una prova tecnica del nuovo ordine globale; e l’Italia, per geografia, civiltà, storia e imprevedibilità intellettiva, è una grossa pietra d’inciampo per il criminale progetto.